Lunedì 19 dicembre 2018, entusiasti nonostante la giornata piovosa,

noi della VB eno ci siamo incontrati di mattina presto alla stazione di Caserta, per andare in visita guidata con le proff. Della Ragione e Di Costanzo, al piccolo birrificio artigianale Karma di Alife. Lì siamo stati accolti all’entrata dall’imprenditore proprietario sig. Mario Cipriano, creatore dell’azienda, ex impiegato contabile che ha scelto di mettersi in proprio, mosso dalla sua grande passione per la birrificazione artigianale.

 La Karma oggi ha un’ampia catena di distribuzione, che include anche le pizzerie Pepe di Caiazzo.

Così è cominciata una mattinata di full immersion negli odori e i sapori della birra.

Il processo di birrificazione, come ci ha spiegato il Sig. Giovanni, direttore di produzione dello stabilimento, ha inizio con la germinazione e la raccolta dei chicchi di malto d’orzo, che vengono macinati e  tostati, insieme alla selezione del tipo di acqua da usare (più o meno dura, che darà una birra più o meno salata).

L’impiego  di ingredienti eccellenti è la prima regola.

 A questa fase segue quella dell’ammostamento, lo stadio in cui la miscela di malto ed acqua (il mash) viene immessa nella caldaia e mescolata, perché si attivino tutti gli enzimi preziosi per le fasi successive (tra cui l’amilasi).

Seguono la  filtrazione, la bollitura del mosto, l’aggiunta del pellet di luppolo, che proviene dalla Germania, ma abbiamo anche saputo che la Karma ha recentissimamente messo in atto una sperimentazione della coltura del luppolo, attraverso la messa a dimora di giovani piantine nello spazio antistante la fabbrica.                                                                                                                                                                                        Poi la decantazione e l’aggiunta del lievito, che scatena  il processo decisivo, trasformando gli zuccheri del malto in alcol.

Alla Karma il processo di fermentazione 

privilegiato è quello della fermentazione bassa, cioè quello delle birre lager, più lungo, che si ottiene ad una temperatura compresa tra i 5° e i 9°C. Di contro le birre ale sono un prodotto del processo di fermentazione alta, più breve del primo, che si verifica a una temperatura tra i 16° e i 23°C.

 

Nei due tipi di fermentazione cambia la tipologia del lievito impiegato, il tempo, e la temperatura di lavorazione della miscela, che però ancora birra non è.

Ne segue la fuoriuscita progressiva dell’anidride carbonica dalla miscela, e poi la fase di maturazione o fermentazione secondaria, cioè la stagionatura.

La fase conclusiva della produzione è il filtraggio,che elimina la torbidezza della bevanda, aumentandone la limpidità.

L’imbottigliamento e l’etichettatura completano il processo, determinando in buona parte l’immagine del prodotto.

Alla fine della visita, incuriositi dalla persistenza dei profumi, dall’ampia offerta dei  sapori, dall’etichettatura accattivante delle bottiglie da 0.75 lt. abbiamo comprato tutti qualcosa, contenti di aver trascorso una giornata diversa, e con l’emozione di aver scoperto molti segreti preziosi sulla birra artigianale.

 

Francesco Silvestri – V Beno

(a cura delle docenti R. Della Ragione e C. Di Costanzo)